Helsinki, 1952: è con il numero 903 che Emil Zàtopek vince tre medaglie d'oro e batte i record olimpici nei 5.000 mt, 10.000 mt e nella maratona.Impresa unica, memorabile, quella maratona che decide di correre all'ultimo momento: "Se vuoi vincere corri i cento, se vuoi vivere corri la maratona".
Vive Emil, con coraggio, ostinazione, fatica.
Si contrae, si contorce, soffre, ansima, sbuffa, digrigna e stride come una locomotiva. La locomotiva umana. Nessuno stile, tutta forza. Corre Emil, anche nella vita, attraverso la storia della Cecoslovacchia. Corre, anche quando il regime lo confina in Siberia ai lavori forzati, per aver chiesto un Socialismo dal volto umano, firmando il Manifesto delle Duemila Parole durante la Primavera di Praga nel 1968.
Anche quando, rimpatriato, lo mettono a fare il netturbino e tutti escono sui balconi per vederlo. Zàtopek ancora, dietro il camion della spazzatura, corre.Conoscitore del dolore e capace di sconfiggere la sofferenza in gara e fuori dalle competizioni, Emil Zàtopek ama correre e vincere. Questo lo distingue da tutti.
Ma distinguersi nel suo Paese è una pericolosa inclinazione, che va normalizzata.
Sulla scena prende vita una sorta di processo onirico. Ad animarlo due attori, di fronte al pubblico, testimone silente. L'aula del processo: un'arena, una pista da corsa, uno stadio olimpico, un teatro.Il resto è nelle gambe, nel respiro, nella fatica di una corsa, la corsa di una vita, la vita di Emil Zàtopek.
Progetto di Stefano Annoni
da una suggestione di Renata Molinari
testo di Maddalena Mazzocut-Mis
con Stefano Annoni e Daniele Gaggianesi
regia di Massimiliano Speziani
assistente alla regia Anna Mainidisegno
luci Marco Grisa
direttrice di produzione Marta Galli
Una produzione ArteVOX Teatro e Teatro Sociale di Como
in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano
con il patrocinio di C.O.N.I. Lombardia
media partner Gazzetta dello Sport
un particolare ringraziamento a Almostthere.eu